Cipresso-Cupressus

Legno chiaro, profumato, leggero. Per tornitura artistica.

Cupressus  è un genere di piante della famiglia Cupressaceae (cipressi in senso ampio) comprendente alberi anche di notevoli dimensioni, alti fino a 50 metri.

Il genere è diffuso in tutte le regioni a clima caldo o temperato-caldo, anche arido, dell’emisfero settentrionale: America settentrionale e centrale, Europa meridionale, Africa settentrionale, Asia dal Vicino Oriente fino alla Cina e al Vietnam. Più di metà delle specie sono originarie del ristretto triangolo formato da California, Arizona e Messico. Esistono cipressi anche nel cuore del deserto del Sahara.

Associato al culto dei morti fin dall’antichità, il cipresso è simbolo di vita eterna in alcune civiltà orientali, specialmente in Persia, nell’area della religione di Zoroastro (600 a.C.).

Per i Greci – muovendo dal mito di Ciparisso, un giovane che per errore uccise il suo cervo molto amato e che, non trovando pace dal dolore, Apollo, movendosi a pietà, trasformò in un cipresso – l’albero era legato al lutto (cioè al dolore che si prova a causa della morte di qualcuno particolarmente amato). I Romani e gli Etruschi riprenderanno l’eredità greca del cipresso come albero sacro, legato al lutto e al funerale, oltre che a motivi ornamentali.

In ambito cristiano, il cipresso – insieme alla palma, al cedro e all’ulivo – è ritenuto uno dei quattro legni con cui fu costruita la croce di Gesù.

Tra i cipressi di particolare rilevanza, in qualche caso anche individuale, nell’ambito del paesaggio italiano, si ricordano il cosiddetto Cipresso di Michelangelo, conservato forse fin dalla costruzione della Certosa delle Terme nel chiostro dell’edificio, situato di fronte alla Stazione Termini in Roma (oggi inglobato nel Museo Nazionale Romano); il “Cipresso di San Francesco” a Verucchio (RN), monumento vegetale di oltre 700 anni situato nel chiostro di un monastero francescano; la cipresseta di Fontegreca nel Parco Regionale del Matese (CE). Anche il viale dei Cipressi immortalato dal poeta Giosuè Carducci nell’opera Davanti San Guido, che, con uno sviluppo rettilineo di quasi 4 chilometri collega Bolgheri all’oratorio di San Guido, è soggetto a tutela nell’ambito del patrimonio storico nazionale.

 

fonte: wikipedia, the wood database

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